Il borgo, come lo vediamo oggi, si è formato nell’XI secolo divenendo poi feudo dei Colonna, cui si deve il nome del Castello. Da questo edificio, in realtà Palazzo Baronale, si controllava agevolmente il passaggio verso Roma e verso Napoli.
Così è la descrizione enciclopedica di Wikipedia per Genazzano e in effetti con due parole viene delineata l’atmosfera particolare che si vive qui. Costruito su uno stretto sperone di tufo vulcanico che dai Monti Prenestini scende al fiume Sacco, il paese dista 45 chilometri da Roma. Il nome deriva dall’epoca romana quando Genazzano era meta vacanziera della Gens Genucia, Antonina e Iulia.
Il suffisso latino “-anus” era molto usato nelle zone della centuriazione per indicare i possedimenti di qualcuno (antroponimo), spesso ottenuti in compenso dopo il congedo dalla carriera militare.
Due nascite particolari avvennero tra le sue mura: quella di papa Martino V nato Ottone Colonna e quella di Giovanni Bracalone de Carlonibus. Cioè: Brancaleone; uno dei tredici famosi cavalieri italiani vincitori della celebre Disfida di Barletta.
Dal 1979 con un’esposizione della Transavanguardia curata da Achille Bonito Oliva, il Castello diventa una sede espositiva molto attiva. Oggi, come Museo Atelier, ospita opere di affermati pittori nazionali e altri aspetti della cultura locale (Infiorata, archeologia, tradizioni popolari ecc.).
E, infatti, lo stemma comunale è ispirato dalla Disfida di Barletta (1503), svoltosi per questioni di onore italiano messo in dubbio dai francesi. Ogni anno, tra fine maggio e giugno, qui si svolge la rievocazione storica chiamata “il Palio di Brancaleone”. Tra il Castello, che appare all’arrivo al paese come una granitica fortezza, alla “puorta”, la Porta Romana, si snoda la strada principale del paese. Lastricata di sanpietrini, la via offre una passeggiata stile macchina del tempo, tra architetture antiche, profumi di cucina e il lento incedere dei residenti.
La chiesa più grande di Genazzano è il Santuario della Madonna del Buon Consiglio che conserva al suo interno un quadro ritenuto miracoloso. Una Madonna con il Bambino che la leggenda vuole apparsa miracolosamente in Chiesa quando, per certo, era prima affissa nella cattedrale di Scutari in Albania. L’apparizione del XV secolo richiamò pellegrini da tutto il Lazio che con le loro donazioni consentirono di terminare la costruzione del Santuario.
Fuori dalla porta cittadina, lungo una strada che conduce in campagna, si trova il Ninfeo Bramante. Un’opera incompiuta, commissionata dai Colonna, che merita sicuramente una visita: più che al Bramante è attribuibile ad artisti della sua scuola. La Chiesa sconsacrata della Santa Croce conserva degli affreschi interessanti anche per la loro datazione. Il fenomeno condannabile di firmare le opere d’arte, in questo caso ci lascia una testimonianza, incisa del 1347.
Celebre, in prossimità della Pasqua, l’Infiorata di Genazzano, tra le più antiche d’Italia, che nel 2012 si è aggiudicata il Guinness World Record per le sue dimensioni.
La cultura di un luogo la si vive anche a tavola: qui gli gnocchi fatti a mano dominano la scena. Sia quelli “a coa de sorica” (coda di topo) al ragù, sia “a sassetto” con sugo e zucchine dadolate, sia di “tiritello” (farina integrale).
Il maialino nero dei Monti Prenestini e il vino rosso e bianco con il nome del paese sono presenze molto gradite nei menù locali.
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