Un’opportunità di conservazione ambientale, di stimolo della creatività e della coscienza etica, di sviluppo sociale ed economico.
Le piante verdi sono tali perché nelle loro foglie c’è una sostanza, la Clorofilla, che assorbe la luce del Sole e le fa apparire verdi. Questa sostanza è capace di intercettare la luce ed utilizzarla, attraverso il processo chiamato, “Foto-Sintesi”, per edificare tessuti legnosi. Accade con i materiali che le piante hanno a disposizione, l’acqua e l’aria. Nella prima ci sono minerali disciolti, nella seconda c’è il Carbonio, sotto forma di gas, l’Anidride Carbonica, od in sigla, CO2.
Con queste materie prime le piante producono cellulosa ed altri composti, tutti polimeri a base di Carbonio e ne fanno nuove cellule. Che vanno a costituire foglie, fiori, radici, fusti, rami…, quindi parti più erbacee e deperibili e parti più legnose e durature. Il processo libera Ossigeno puro nell’atmosfera.
Ogni anno, ogni pianta, in ogni clima del mondo, assimila un po’ di Carbonio e ne fanno se stesse. Le parti verdi ed erbacee tornano ciclicamente, direttamente od indirettamente, ad essere terreno, le parti legnose possono rimanere solide per molti anni. Sulle piante stesse, sparse nei boschi, ma anche come mobili, od opere d’arte…, nelle nostre case. Vi rimarrà dentro tutto il Carbonio assimilato.
Finché il Carbonio sta nel legno, anche sotto forma di mobile o scultura, non torna nell’atmosfera, ma se lo bruciamo vi ritorna nella forma gassosa, la CO2. Diventata tanto famosa, perché contribuisce all’”Effetto Serra”, ovvero al riscaldamento globale, origine del dissesto climatico in atto.
Quindi, ogni albero nato o piantato nel mondo, si riprende dall’atmosfera un po’ della CO2 che noi, a milioni di metri cubi, ci scarichiamo dentro. Allo stesso tempo ci offre bellezza, frescura ed habitat migliori, per noi e tante altre forme di vita.
Quindi, quando gli alberi sono grandi abbastanza, salvo dove sia più importante la loro conservazione per funzioni ecologiche, è positivo utilizzarli. Il legno è infatti un materiale biologico, multifunzionale e sostenibile.
Gli alberi, crescendo, avranno prodotto molti effetti positivi ed infine tutto il loro legno, se utilizzato, diventerà un magazzino duraturo di Carbonio.
Al loro posto si potranno mettere altri alberi che, crescendo, assimileranno ancor più Carbonio. Quindi, ovunque sia possibile è bene usare il legno al posto di altri materiali. Più se ne usa, più si piantano alberi per produrne ancora, più CO2 viene “succhiata via” dall’atmosfera.
Cos’è il legno degli alberi di Roma (L.A.C.):
Come tutti gli altri alberi anche quelli che vivono nel “verde urbano”, ovvero nei parchi e nei giardini, pubblici e privati, delle aree abitate, dentro ed intorno alle città, crescendo producono radici, tronchi, rami, fiori e foglie.
Ma, a differenza degli altri nei boschi, per garantire la funzionalità e la sicurezza di chi ci vive accanto, debbono essere ciclicamente potati e poi rinnovati.
Accade, inoltre, frequentemente, che siano messi nei posti sbagliati e, diventando grandi, creino inconvenienti e rischi, motivo per cui li si deve sostituire.
Ne derivano tronchi, rami, ceppi…, di legno, che contengono Carbonio.
Cosa se ne fa attualmente:
Oggi, tutti questi materiali, ritenuti erroneamente un rifiuto (la normativa sta evolvendo), vengono molto poco valorizzati. Ciò che viene usato per alimentare camini e stufe a legno è in effetti ben poco, il resto, la gran parte, finisce in discarica. Qui rami e piccoli tronchi vengono, a volte, trasformati in chips, con cui fare legno ricostruito, combustibili o compost… Ma, nella gran parte dei casi il materiale viene, per lo più, semplicemente lasciato lì, a marcire. In queste condizioni il Carbonio torna, più o meno velocemente, libero nell’atmosfera. Il bilancio tra Carbonio assimilato dall’albero e Carbonio liberato diventa ecologicamente negativo.
Cosa se ne potrebbe fare:
Oggi esistono attrezzature e tecniche, più o meno semplici, per trasformare i tronchi ed i rami più grossi in tavolame massello ed altri pezzi utilizzabili e si può fare anche nel giardino stesso in cui si è dovuto tagliare o potare l’albero.
Da questi si possono poi fare elementi di arredo, oggetti d’uso comune, oggetti d’arte, ma anche materiali per attività di laboratorio didattico o terapeutico. La biomassa prodotta dagli alberi può, quindi, essere distribuita in varie destinazioni, secondo il criterio della maggiore utilità economica, ecologica, culturale e sociale.
Perché non si è fatto finora:
La “filiera industriale ed artigianale del legno” finora non ha amato il legno degli alberi di Roma. Troppi nodi, forme e condizioni troppo diverse, ma soprattutto troppo metallo inglobato. Molti alberi, infatti, erano già presenti nelle nostre città negli anni della Seconda Guerra Mondiale e sono stati colpiti da proiettili e schegge che sono rimasti nel legno che man mano cresceva. A questi pezzi di metallo se ne sono andati aggiungendo altri, quali ad esempio, fili di ferro e chiodi. Le seghe che avessero tagliato quei tronchi si sarebbero danneggiate. Quindi le segherie non amano i tronchi degli alberi delle città.
La documentazione internazionale raccolta e le esperienze fatte evidenziano come sia possibile valorizzare il LAC -LAR in moltissimi modi. Tra questi, a titolo di esempio, possiamo elencare:
Per divulgare le idee accennate e promuovere il progetto abbiamo fatto delle iniziative pilota, da un lato la produzione di oggetti, dall’altra la realizzazione di laboratori didattici.
Su molti oggetti abbiamo inciso il marchio depositato “LAR” ovvero “Legno degli Alberi di Roma”. Per i più significativi abbiamo redatto un “certificato d’identità e valore ecologico”.
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