Partiamo insieme per una gita in barca sul Tevere da Ponte Marconi, nella quale ammirare lati nascosti a chi la vive solo su terraferma. Per la leggenda Romolo delimitò sul Palatino il primo perimetro di Roma, ma sarà lungo il fiume che l’Urbe si svilupperà. I commerci con gli insediamenti lungo le stesse sponde e l’arrivo al mare consentiranno scambi sempre più ampi e a vaste distanze.
Il Tevere è stato protagonista della storia romana, con i suoi porti – quello di Ripetta (1704-1870) – gli scali per idrovolanti e spiagge da film. E le sue esondazioni che allagavano l’attuale centro storico e che terminarono con i grandi muraglioni costruiti dopo che Roma divenne Capitale d’Italia.
Oggi il fiume non è più vissuto come cuore pulsante urbano, ma battelli turistici, eventi estivi sulle rive e nostalgici pescatori continuano a frequentarlo. Ogni tanto qualcuno vuole farne una via di trasporto alleviando il traffico stradale; ad oggi solo qualche armo di canottaggio ne solca le acque.
La distanza tra l’acqua e la strada trafficata contribuisce a creare un silenzio irreale per il centro di Roma. La nostra barca lascia una scia che non viene interrotta da quella di altre imbarcazioni, oggi siamo soli. I suoni che avvertiamo quindi sono quelli degli usignoli, più avanti degli invadenti parrocchetti e verso la fine della gita, arrivando alla foce di Fiumicino, anche delle allegre cinciarelle oltre lo stridio dei gabbiani.
Guarda là il ponte che hai sempre visto da “sopra” come appare invece da “sotto”, quanta maestria di costruzione si rivela da qui. E gli alberi, le siepi, gli arbusti in varie gradazioni di verde, chi li aveva mai visti a bordo dei mezzi affogati nel traffico?
Roma è bella anche da qui, perché rivela una delle sue mille facce diverse che mostra solo a chi ha la voglia di trovarla. Il fotografo scatta, i passeggeri della barca si passano il binocolo per scrutare i dettagli di questo insolito panorama, di questa natura “sorprendentemente selvaggia”.
Affrontare il Tevere ha un fascino diverso. Per i vecchi romani e i cultori della musica popolare: “Er barcarolo va contro corente e quanno canta l’eco s’arisente. Si è vero, fiume, che tu dai la pace, fiume affatato, nun me la negà…”.
Una storia triste, al contrario invece della spensierata allegria dei giovani fiumaroli, stile Renato Salvadori e Marisa Allasio, nel film “Poveri ma belli”. Il fiume ha sempre ispirato l’arte, la stessa parola “Lungotevere” si ritrova nelle canzoni di Gabriella Ferri, Claudio Baglioni e Valerio Mazzei.
Nelle arti visive ha ispirato le opere di Roesler Franz, Anesi, Locatelli, Van Lint, Epifani, Quajotto e tanti altri che hanno immortalato vari scorci. Ma nulla sostituisce l’emozione dell’esperienza personale che abbiamo provato a rappresentare con le suggestive foto di Ezio Bocci e i testi del sottoscritto.
Se avete in programma una passeggiata a Trastevere o un passaggio all’Isola Tiberina cercate il modo di navigare un po’ di Tevere. D’altronde sono più di duemilasettecento anni che dà piacere farlo.
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