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Itinerario sull’Appia Antica: cinque gioielli da non perdere

Ogni monumento di questo itinerario sull’Appia Antica racconta una storia, un frammento di vita nell’antica Roma.

L’Appia Antica, regina delle vie consolari romane, si snoda per circa 365 miglia pari a 530 km di cui 160 km nel Lazio attuale. Da Roma arriva a Brindisi, raccontando storie millenarie di conquiste, commerci e pellegrinaggi.

La grandiosità delle architetture, la raffinatezza delle decorazioni e la vastità dei complessi residenziali testimoniano l’ingegno, la potenza e la ricchezza dell’impero romano.

Il nostro itinerario sull’Appia Antica tra archeologia e storia

Andare a passeggio tra queste rovine significa immergersi in un’atmosfera carica di suggestione e rivivere la storia millenaria della civiltà romana. Tra le sue suggestive rovine, ci sono alcuni tesori archeologici imperdibili che meritano una passeggiata a ritroso nel tempo.

Partiamo dalla Basilica di San Sebastiano fuori le mura,  dopo 3oo metri arriviamo allo Stadio di Massenzio, e di seguito, dopo altri 250 metri, al Mausoleo di Cecilia Metella. Da qui facendo altri 500 metri arriviamo a Villa Capo di Bove.

L’ultimo tratto per raggiungere Villa dei Quintili è lungo circa 4 chilometri. Il percorso, immerso nel verde del Parco Regionale dell’Appia Antica, offre scorci suggestivi e un’atmosfera unica.

La Basilica di San Sebastiano fuori le mura

Conosciuta nell’antichità come “Basilica Apostolurum” secondo la tradizione ospitava i corpi di San Pietro e San Paolo. Più avanti, vi furono deposti i resti del narbonese San Sebastiano. La basilica mostra oggi l’aspetto che le deriva dai lavori promossi dal cardinale Scipione Borghese (XVII sec.), nipote di papa Paolo V (1605-1621). La facciata è opera del Vasanzio (1613) come il disegno del soffitto ligneo.

Riccamente decorata all’interno, vi si conservano come reliquie due impronte di piedi (secondo la leggenda di Gesù Cristo dall’episodio del Domine Quo vadis?) e una punta di freccia e la colonna del martirio di San Sebastiano.

L’ipogeo di San Sebastiano è stato il primo ad essere chiamato “kata kymbas” (alla greca) o “ad catacumbas” (alla latina) , in quanto la pozzolana veniva scavata nelle gallerie ipogee, poi utilizzate per i loculi di sepoltura, prima pagane e poi cristiane. Da qui la parola “catacomba” ha esteso il suo significato a indicare i cimiteri sotterranei in genere.

Prese poi la specifica di “fuori le mura” perché era oltre le Mura Aureliane, distinguendola così dalla chiesa di San Sebastiano al Palatino.

Il Circo di Massenzio (IV sec. d.C.)

L’edificio è inserito fra due leggeri declivi a cui sono addossati due ordini di gradinate. I resti ancora visibili del Circo di Massenzio costruito accanto alla villa hanno potuto permettere di calcolare le dimensioni.

Il circo, costruito in laterizio, era lungo 465 m, con una larghezza nel punto più ampio di 71 m. La spina che separava i due rettilinei, era lunga 270 m. circa.

Questo gigantesco complesso in laterizio poteva ospitare fino a 10.000 spettatori. È considerato il miglior esempio di circo romano giunto dall’antichità, tra le cause della conservazione il fatto che potrebbe non essere mai stato usato.

Tutta l’area fu sicuramente realizzata per festeggiare l’acclamazione di Massenzio al rango di Princeps (306 d.C.). In quanto presenta gli schemi architettonici propri delle residenze imperiali: palazzo, terme, mausoleo dinastico, circo.

Il Mausoleo di Cecilia Metella (I sec. a.C.)

Imponente e maestoso, il Mausoleo di Cecilia Metella svetta sulla Via Appia, eretto per la giovane nobildonna morta prematuramente. La tomba è stata costruita all’altezza del III miglio (anni 30-20 a.C.) in posizione dominante sulla strada, nel punto esatto in cui si arrestò la colata lavica di circa 260mila anni fa, eruttata dal complesso vulcanico dei Colli Albani.

La sepoltura di questa donna aristocratica vissuta nel I secolo a.C., fu trasformata, in età medievale, nella torre di guardia del Castrum edificato a ridosso del mausoleo.

Il cilindro di travertino, alto oltre 20 metri, è decorato con una cornice di frecce e scudi, simboli della stirpe paterna. Un’iscrizione, leggibile ancora oggi, ne svela l’identità e la data di costruzione.

Di fronte troviamo la Chiesa di San Nicola a Capo di Bove (XIV sec.), edificio di culto sconsacrato e andato parzialmente distrutto.

Un interessante esempio dell’uso medievale di costruire edifici sacri nei cortili dei castelli. Tra l’altro molto importante architettonicamente perché si tratta di di un raro saggio di costruzione gotica sacra in Roma.

Villa di Capo di Bove (II sec. d.C.)

L’antica villa romana, Capo di Bove, era un impianto termale appartenuto ad Erode Attico e alla moglie Annia Regilla. Il nome, di epoca medievale, dovuto al ritrovamento di fregi ornamentali del Mausoleo di Cecilia Metella. Si estendeva per ettari con residenze, ninfei e giardini.

I resti, seppur frammentari, permettono di immaginare la vita opulenta dei patrizi romani. Mosaici policromi, sculture e affreschi decoravano gli ambienti, mentre un sofisticato sistema di canalizzazioni garantiva acqua corrente e riscaldamento.

Gli scavi hanno permesso di ritrovare oggetti di uso quotidiano come: lucerne, monete, spatole in bronzo per il trucco e dadi da gioco.

Oggi è un’area di accoglienza per i visitatori che percorrono l’Appia Antica. Ospita mostre temporanee ed è sede dell’Archivio Cederna, intellettuale che si è molto adoperato per la tutela e la salvaguardia di questa importante strada archeologica.

Villa dei Quintili (II sec. d.C.)

Considerata una delle più grandi ville romane mai scoperte, la Villa dei Quintili era un vero e proprio palazzo imperiale. Una lussuosa residenza “a padiglioni” articolata in più nuclei costruttivi che assecondavano la morfologia del terreno.

Appartenne ai fratelli Quintili, fatti uccidere dall’imperatore Commodo, che li accusava di congiurare contro di lui e che si appropriò della villa rendendola ancora più lussuosa.

Da allora Commodo stesso e diversi altri imperatori successivi vissero nella villa. Come testimoniano l’imponenza dell’architettura, la ricchezza delle opere scultoree e la raffinatezza dei rivestimenti parietali e pavimentali in lastre di marmo colorato, ancora oggi molto ben conservati.

Terme, ninfei e un teatro privato abbellivano la villa, che ospitava anche una ricca biblioteca.

Il panorama dell’Appia Antica ispirazione d’arte nei secoli

L’Appia Antica e i suoi monumenti sono stati fonte di ispirazione per artisti e scrittori nel corso dei secoli. In diversi dipinti di Annibale Carracci gli sfondi sono ripresi fedelmente da questa strada.

Goethe, nei suoi “Viaggi in Italia”, descrive la visita al Mausoleo di Cecilia Metella, mentre Piranesi ha immortalato l’atmosfera delle rovine nelle sue celebri incisioni. Si potrebbe continuare il lungo elenco includendo anche i set cinematografici che in ogni decennio sono stati ospitati in quest’area unica al mondo.

Un itinerario archeologico sull’Appia Antica è un’esperienza indimenticabile per gli amanti della storia, dell’archeologia e dell’arte. Camminare tra queste rovine maestose significa ripercorrere tappe fondamentali di storia dell’Antica Roma.

Con il Blog di Roma e del Lazio, Around Rome vi guida alla scoperta dei territori per il piacere di soddisfare curiosità e mettere la cultura al servizio di persone e imprese.

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A cura de il NETWORK | testo Andrea Franchini | foto Ezio Bocci

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