Arpino, in provincia di Frosinone sul versante sinistro della media valle del fiume Liri, è un museo di preistoria e storia a cielo aperto. Partendo dal centro della città troviamo l’Acropoli di Civita Vecchia (Civita Vetus) databile VIII/VII secolo a.C., importantissimo sito archeologico per l’architettura megalitica del Lazio.
La cinta di mura ciclopiche in opera poligonale è una delle meglio conservate di epoca preromana, probabilmente sede del primo insediamento del popolo volsco. Tra esse si apre l’unico arco a sesto acuto rimasto in tutta l’area mediterranea; un tipico arco a mensola che delinea una porta “scea”.
Elemento fondamentale di quest’area che spinse l’interesse alla visita del più importante archeologo del XIX secolo, il tedesco Heinrich Schliemann scopritore di Troia. Di epoca romana, invece, è il tratto di pavimentazione in basolato restaurata di recente e visibile in Piazza Municipio, già Forum romano.
Restando nell’atmosfera dell’Antica Roma, citiamo tre prestigiosi arpinati: Marco Vipsanio Agrippa e Gaio Mario più volte consoli della Repubblica romana e Marco Tullio Cicerone. Avvocato, politico, oratore e filosofo romano; una delle figure più rilevanti dell’antichità romana autore di testi ancora molto tradotti nei licei classici.
Non è sua, anche se ne porta il nome, la medievale Torre di Cicerone nella zona dove per alcuni esperti sorgeva la sua villa. Le chiese del ‘500/‘600 ci avvicinano all’epoca moderna passando per la figura del Cavalier d’Arpino, Giuseppe Cesari, celebre pittore molto attivo in Vaticano. Artista quindi di fama mondiale come più recentemente Umberto Mastroianni (1910-1998) la cui fondazione è ospitata nel Castello Ladislao, Centro Internazionale di Arti Visive.
Di antica tradizione storica sono alcune manifatture laniere, così come i prodotti agricoli (soprattutto olio, vino e frutta). Il panorama diffuso di querceti maestosi ospita anche delle cave di marmo giallo e bianco screziato di rosso. I dintorni sono ricchi di tante varietà di flora e di fauna apprezzabili in sentieri e “aree Wilderness” attrezzate per gli amanti della natura.
Come ogni visita che si rispetti, dopo la cultura storica occorre parlare di quella enogastronomica. La cucina tipica è sicuramente un ulteriore punto forte di Arpino; “sagne” e fagioli in bianco o al sugo sono il piatto assolutamente imperdibile. Notevoli anche la minestra con il “pane sotto” e i “fini fini” al pomodoro. Molto apprezzabili sono anche carni locali, formaggi e dolci della tradizione. Arpino ha sicuramente imparato la lezione dell’orazione ciceroniana “Cicero pro domo sua” (“per la propria casa”) evocativa del sapere gestire i propri affari.
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