Piazza Vittorio è il nome popolare di una grande piazza al centro di Roma. Se chiedete più formalmente a un romano, posto che se ne trovino ancora, dov’è Piazza Vittorio Emanuele II forse non saprà rispondervi.
Ma “Piazza Vittorio”, più grande e più vissuta nel quotidiano di Piazza San Pietro, la conoscono tutti. Almeno quelli da una certa età in su, soprattutto per il noto mercato all’aperto, nato spontaneamente alla fine dell’Ottocento e tramontato definitivamente nei primi anni Novanta del secolo scorso con l’apertura del Nuovo Mercato Esquilino.
La piazza è la più vasta di Roma, misura 325×184 metri, e la più rappresentativa tra quelle realizzate dall’urbanistica umbertina. Segue il modello delle ‘square’ inglesi, ossia di forma rettangolare con giardino centrale ed edifici residenziali monumentali.
L’unicità a Roma di questa piazza è data dai portici colonnati che la circondano. Un modello che ricorda l’edilizia piemontese di Torino, prima capitale d’Italia. Sulla piazza convergono 13 strade. Il trasferimento del principale mercato romano (1902) ne avviò la decadenza.
Il mercato rimase in attività fino agli anni novanta, molto frequentato dai romani, per la convenienza dei prezzi. Ma tra il 2018 e il 2020 un’importante riqualificazione del giardino centrale ha restituito a tutta la piazza una nuova elegante atmosfera.
Una prima forma di magia da raccontare qui era questa, con l’attrattività di prezzi molto bassi, personaggi popolari rimasti nella memoria e la nota citazione nel film “Ladri di biciclette” di Vittorio De Sica.
Il carattere commerciale si è trasformato profondamente: dal centro della piazza, all’aperto, al nuovo mercato chiuso e ai negozi sotto i portici e nelle vie adiacenti.
Da romanesco popolare a orientale, mediorientale, africano e asiatico per la stragrande quantità di abitanti stranieri dell’Esquilino. Da cibo a chilometro zero, come si dice oggi – soprattutto polli, abbacchi, baccalà – a cibi, spezie, abiti e oggetti che raccontano usi e costumi diversi.
Il terzo aspetto magico della Piazza è quello storico, attestato nei monumenti emblematici che sorgono al centro dei curatissimi, solo da pochi anni, giardini pubblici. L’urbanistica di stile piemontese dei primi anni di Roma capitale destina alla carreggiata stradale della piazza rettangolare il solo perimetro dei giardini centrali, a ridosso quindi dei palazzi umbertini che la delimitano.
Quando fu edificato il nuovo quartiere, soprattutto dal prolifico architetto Gaetano Koch, i resti di una fontana romana del III secolo d.C. furono posti vicini alla cosiddetta “Porta Magica” o “Porta Alchemica”. Monumento edificato nella seconda metà del Seicento nella Villa Palombara preesistente alla piazza e demolita a favore di questa. Iscrizioni latine e simboli esoterici da secoli ne fanno oggetto di attrazione per gli studiosi del mistero.
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