Oggi andiamo nella Sabina più profonda, a pochi km da Rieti dove arroccata sulle colline oltre la Valle Santa Reatina c’è Greccio. Sulle orme del poverello, Greccio è famosa per ospitare il suggestivo santuario di San Francesco.
Qui nel giorno di Natale del 1223 il Santo volle rappresentare la Natività chiamando il manufatto Presepe.
Greccio è un paesino incantevole, inserito nel Club dei Borghi più belli d’Italia, e fa parte del Cammino di Francesco. Un percorso di grande interesse spirituale e naturalistico che si sviluppa all’interno della Valle Santa Reatina. E tocca i vari luoghi segnati dal passaggio del Santo, tra cui i quattro santuari da lui fondati.
La tradizione racconta che Greccio venne fondata da profughi greci in fuga da guerre, distruzioni e carestie. Coloni che nella collina dominante la sottostante valle apprezzarono la piacevolezza della natura circostante e la facilità di difesa che la posizione offriva. La volgarizzazione del nome Grecia, Grece, Greccia e infine Greccio fecero il resto.
Le prime frammentarie notizie documentate risalgono al X-XI secolo a seguito della fortificazione del territorio della Abbazia di Farfa (vedi). Che divenne castello fortificato (curte de Greccia) circondato da mura e con sei torri fortilizie. Gregorio da Catino (1062-1133), monaco benedettino, fa riferimento alla località di Greccio nella sua opera “Regesto Farfense”. Il castello sostenne varie lotte con i comuni confinanti e, nel 1242, subì una terribile distruzione ad opera di soldataglie di Federico II.
I tempi erano duri e Francesco errava da un monastero all’altro diffondendo il suo messaggio di pace e amore. Apprezzava in modo particolare la bellezza naturale di Greccio che tanto gli ricordava paesaggio e semplicità degli abitanti incontrati in Palestina. Dove si era recato in visita.
Da qui l’idea di rappresentare la natività attraverso il Presepe per lanciare un messaggio “politico” al Papa Onorio III. Pontefice residente in quel periodo nella vicina Rieti e che aveva approvato la Regola Francescana il 29 novembre 1223 con la bolla Solet annuere.
Il Papa era molto attivo nella organizzazione della Quinta Crociata e il messaggio di Francesco era chiaro. Non occorre riconquistare Gerusalemme con le Sante Crociate per commemorare la nascita di Gesù. Questa può essere celebrata ovunque senza spargimento di sangue, senza devastazione.
Ma iniziamo la nostra visita dal santuario che, arroccato su uno sperone roccioso, offre un panorama magnifico. Tutto ricorda l’istituzione del presepio celebrato attraverso una nutrita collezione di opere da tutto il mondo e che pubblicheremo in un post natalizio sul nostro blog.
La pace regna sovrana e una passeggiata nel sentiero francescano ci fa penetrare in quella filosofia meditativa. Che tanto ha influenzato la spiritualità cattolica e non.
Ora ci spostiamo nell’antico Borgo Medievale che dista poche centinaia di metri. La posizione è spettacolare, circondata dai boschi di querce ed elci del Monte Lacerone. Raggiungibile con comodi sentieri fino alla cima, con il panorama che offre una vista grandiosa. Affacciandosi sulla sottostante piana e sul Terminillo, (la Montagna di Roma). Nel paese, camminiamo sulla pavimentazione che in parte è quella originale, entrando dall’antica porta d’ingresso. Costeggiamo le mura del vecchio castello del XI sec. e ammiriamo i resti delle torri di cui una trasformata in torre campanaria della Collegiata.
Passeggiando tra i caratteristici vicoli troviamo numerose rappresentazioni del Poverello. Alcune di fattura ingenua, altre con un tocco artistico. Ma tutte comunque che contribuiscono a valorizzare quell’atmosfera di mistica quiete che aleggia nell’aria.
Dulcis in fundo non dimenticate di gustare la prelibata cucina del territorio “tra assaggio e paesaggio”.
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