Il Tevere è la culla di Roma, sia come leggenda, con la lupa che salva i gemelli abbandonati alla corrente, sia come fatto storico. E anche l’Isola ha due storie da raccontare, partendo da quella reale che la descrive come guado naturale, di tufo come i vicini colli.
L’Isola Tiberina è l’unica isola fluviale del Tevere dentro la città. Sorge tra due ponti che la uniscono da una parte all’area del Ghetto (con Ponte Fabricio), dall’altra al rione Trastevere (con Ponte Cestio). Ponte Fabricio è detto anche Ponte dei Quattro Capi dal monumento in marmo che rappresenta le teste degli ingegneri fatte mozzare da papa Sisto V perché non si accordavano tra loro.
“Sull’origine dell’Isola non ci sono più misteri come nell’antichità; si tratta di una formazione tufacea naturale come i colli vicini. Un guado che fu determinante per lo sviluppo di insediamenti stabili sui rilievi circostanti. Indagini archeologiche hanno eliminato ogni dubbio tra la realtà scientifica e la leggenda.
Una versione fantasiosa che narra di un accumulo di fango formatosi sulle messi di Tarquinio il Superbo gettate nel Tevere dai Romani alla sua cacciata.”
La posizione centrale, ma defilata, rispetto alla vita della città ha reso l’Isola un luogo di ideale per la cura della salute. Anticamente ospitò il Tempio di Esculapio, dio della medicina, il cui serpente fu portato da Epidauro a Roma per sconfiggere la peste del 293 a.C.
Secondo la leggenda il rettile, saltando dalla nave, indicò il punto in cui fu poi costruito il tempio. Sulle rovine del quale, nel decimo secolo, papa Ottone III fece costruire la Chiesa di San Bartolomeo all’Isola. Una chiesa con interessanti testimonianze di fede e una storia di continui restauri nei secoli, dovuti ai danni provocati dalle piene del Tevere. All’interno, si trova un antico pozzo con un bassorilievo raffigurante i tre santi cui originariamente era dedicata: Bartolomeo, Adalberto e Paolino.
I romani credevano che l’acqua del pozzo fosse miracolosa, poiché conteneva le ossa dei martiri romani Esuperanzio e Marcello. Di fronte alla chiesa sorge l’ancora attivissimo Ospedale Fatebenefratelli fondato nel 1582 e rimodernato da Cesare Bazzani negli anni 1930/1934. Il nome ha origine dal ritornello di questua dei seguaci di S. Giovanni di Dio che lo costruirono. Dalla piazzetta d’ingresso una scala scende alla banchina che consente di fare a piedi il periplo dell’isola.
Dalla forma dell’Isola, con la “prua” appuntita, e dall’uso antichissimo del Tevere come via di trasporto civile e commerciale nasce l’idea dell’isola come “nave”. La leggenda e il profilo dell’isola suggerirono la sistemazione del perimetro esterno in forma di nave da guerra. Con le arginature a terrapieno, un tempo attrezzate per gli ormeggi, e forse anche con la presenza di un obelisco come albero maestro.
La scoperta di tanti piccoli e grandi dettagli crea continuamente un senso di sorpresa in chi visita l’Isola Tiberina dedicandole un po’ di tempo. Una pausa utile per apprezzare la vista originale del fiume e le architetture circostanti, come i resti di Ponte Emilio, o Ponte Rotto, del 179 a.C. che fu il primo in muratura costruito a Roma. Una sosta per apprezzare anche l’aria più pulita rispetto al resto della città e, non ultima, la presenza di fauna avicola non può che consolidare il ricordo e il giudizio positivo sul luogo.
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