Il Lago del Turano ha sicuramente più articoli che ne illustrano la bellezza che popolazione residente. In provincia di Rieti, a 607 metri d’altezza, il bacino è di origine artificiale è fu realizzato nel 1939, con la costruzione della diga del Turano. Castel di Tora è sulla sponda Nord-orientale del Lago del Turano. Visitare il paese significa entrare in un’atmosfera di sapore medievale, un passato vissuto fino al 1864 con il nome di Castelvecchio. Una vicenda storica condivisa per secoli con la vicina comunità di Colle di Tora anch’essa fino a quell’anno denominata Collepiccolo.
I richiami a Tora intendono ricordare, oltre che l’omonimo fiume, un’antica città della Sabina molto nota ma tutt’ora di incerta collocazione geografica. Un percorso storico di domini di famiglie nobili (Brancaleoni, Orsini, Barberini) e la nascita del lago artificiale ci consegnano oggi un pregevole presepe incontaminato.
Siamo nella Riserva Naturale Monte Navegna e Monte Cervia caratterizzata da un fitto bosco di macchia mediterranea. Dove ogni camminata lenta, ammirando la natura, è quella che si chiama una vera e propria “passeggiata di salute”. Affacciati sul lago anche i paesi di Ascrea e Paganico Sabino.
Tutto l’ambiente concorre a considerare questo territorio come estremamente interessante soprattutto per il turismo di tipo slow. Quello che apprezza i luoghi visitati dopo averli vissuti senza fretta, meditando, assaporando i sapori locali e ammirando ogni aspetto ambientale, architettonico e artistico. Nel borgo antico sono da vedere la Chiesa di San Giovanni Evangelista e la scenografica Fontana del Tritone nella piazza principale.
Piccole viuzze, archi, case addossate una sull’altra, con scalinate e passaggi stretti che aprono anche a vedute panoramiche sul lago. o alle entrate anguste di grotte e cantine naturali scavate nella roccia. Un’aria antica che si conserva nonostante i tentativi dell’era moderna di appropriarsi di tanta pace. Una moto che romba attraversando il paese, ma scompare ben presto nella consapevolezza di esservi estranea. La voce di un televisore che esce da una finestra, ma che viene spenta poco dopo perché è domenica e si è fatta l’ora di pranzo.
Come è facile immaginare, sulle tavole contadine sono i piatti basati sui farinacei a fare la parte dei protagonisti (ma apprezzabile anche la cucina di pesce di lago). Qui prendono forma di ricette caratteristiche particolari che presenziano autorevolmente nelle due feste locali più importanti.
La prima è il polentone, al top nella prima di domenica di Quaresima, quasi a consolare delle ristrettezze del periodo. Cotto a fuoco lento in un calderone viene servito con un sugo magro di baccalà, aringhe, tonno e alici.
La seconda sono gli strigliozzi, nell’ultima domenica di settembre, consistenti in una pasta lunga fatta a mano (e chissà che il nome in qualche modo non evochi gli strangozzi umbri?). Per completare il quadro delle feste più importanti, citiamo Sant’Anatolia nella seconda domenica di luglio. Una festa di tre giorni – con la statua della santa portata dall’omonimo monastero fino alla chiesa citata di San Giovanni Evangelista – che si chiude con il ballo della “Pantasima” e fuochi d’artificio sul lago.
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