Gli storni (Sturnus vulgaris) sono piccoli uccelli croce e delizia di alcune zone di Roma che vedono questi pennuti albergare sugli alberi, in special modo i platani. E ricoprono con le loro deiezioni strade e in particolare macchine che i malcapitati automobilisti ignari hanno parcheggiato sotto gli alberi. Per non parlare di giacche e cappotti improvvisamente bersagliati.
Una vera calamità che questi passeriformi rappresentano, dalla fine dell’autunno fino all’inizio di febbraio quando ripartono verso nord. Le danze leggiadre degli storni che migrano sono forme d’arte create dalla natura.
Gli storni sono volatili piuttosto fragorosi e gregari: di notte riposano in aree favorevoli ad ospitarne un gran numero, come canneti e soprattutto alberi cittadini. Sono onnivori: con qualche variazione stagionale che dipende dalla presenza di risorse alimentari favorevoli, mangiando invertebrati, semi e frutti. Ne sanno qualcosa i proprietari di uliveti.
Quando i nugoli di uccelli in volo si sentono minacciati da predatori come falchi pellegrini o gabbiani. E iniziano la loro strategia difensiva. Le danze leggiadre degli storni diventano difese.
Non c’è un uccello che conduce gli altri, ognuno adatta direzione e velocità in base al movimento del suo vicino. Sembra di guardare le onde del mare o le fiamme di un fuoco, sempre diverse, forme ipnotiche che non stancano mai. Nuvole a ventaglio che si poi richiudono per riaprirsi di nuovo, gorghi, riccioli, capriole, evoluzioni. Quali neanche il più spericolato contorsionista saprebbe riprodurre.
Opere delicate di una perfezione unica che dimostra ancora una volta la grande capacità creativa della natura.
E allora i romani dimenticano i fastidi causati dai pennuti ed alzano lo sguardo al cielo sorridendo a questo scherzo nell’aria. Un evento che per pochi minuti regala un momento spettacolare, alleggerendo problemi e ansie del vivere quotidiano.
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