Un paesaggio di vino, un tema che parrebbe costruito sul gioco verbale dell’espressione che partendo da “di vino” nello scritto diventa “divino” nella espressione orale. Sarebbe facile cadere, fotograficamente parlando, nella retorica, nel déjà vu, nello stereotipo. Invece no, non qui: qui presentiamo una serie di scatti estratti da un territorio da sempre vocato alla produzione del vino. Vino incompreso per secoli, forse trascurato, forse non trattato come meritava. Di fatto i Castelli Romani, con in testa Frascati, da qualche anno stanno esprimendo con rinnovata gioia grandi qualità in bottiglie. Etichette sempre più riconosciute, sempre più affermate nel settore e apprezzate dai sinceri appassionati.
E allora, queste fotografie in bianco e nero vivono sui grigi versatili, sulle sfumature, sui dettagli delle forme esistenti in questo mondo particolare dell’uomo. Foto che si potenziano rinunciando al colore che tanto, poi, possiamo sempre recuperare nell’esperienza diretta personale dei luoghi.
Il designer e fotografo Ezio Bocci è di qui, lo si sente, lo si capisce. Conosce la terra e il suo strumento espressivo a menadito, cerca l’essenza per estrarcela e fissarla. Per farla morire nella vita perenne delle foto.
La vite, pianta madre, pianta prospera che ripete circolarmente il suo ciclo annuale c’è tutta. Ci sono gli acini in controluce, con i puntini che un buon enologo saprebbe interpretare scientificamente descrivendone specie e probabile sapore.
C’è la foglia, così come ne esistono miliardi di miliardi dall’inizio dei tempi enologici. Ma questa foglia è il simbolo di tutte le foglie, e anche se non ne sono mai esistite due uguali nella storia del mondo – come accade per le geometrie dei cristalli di ghiaccio – questa ci parla di tutte le foglie di vite insieme contemporaneamente e si lascia osservare per minuti.
Perché il dettaglio, l’angolo, la linea sono la cifra stilistica dell’artista che usa una scatola di metallo e vetro per parlare. Fermarsi a vedere queste foto è leggere un libro le cui parole sono pixel che si fondono in una trama letteraria complessa. Certo la foto parla a chi sa ascoltare a chi lascia che la sua legge gli parli dentro attivando memorie, emozioni, stimoli intellettuali. È la foto, è la terra, è il vino. Sono immagini che ci danno qualcosa. Ci danno una parte di pianeta unica, da conoscere.
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