“People of Rome”: indaga, certifica, curiosa, descrive, narra. Il fotografo cammina in città e realizza: eccovi le foto di Ezio Bocci. Esiste il popolo romano? Esistono tipi di persona definibili geograficamente o spiritualmente tali? Forse no.
Ma esiste molto di più: un’atmosfera tipica locale esclusiva della Città Eterna dipinta sui volti della “gggente”. Rassegnata, indolente, stanca. Ma anche furba, vigile, pronta. Pronta a cosa? Pronta a fare ogni tanto anche sul serio, pronta a lavorare “nonostante”, pronta al sorriso.
Bocci lo sa, cammina, e getta la rete da pescatore di attimi. Li coglie tutti diversi, tutti in ordine sparso, tutti veri come singoli individui ma indefinibili come generi di riferimento. Ne esce una collezione viva, un caleidoscopio riscontrabile da chi frequenta il centro, le periferie, i borghi e i tanti non luoghi di Roma.
“People of Rome”, i romani da sette generazioni e nati entro le mura, come vorrebbe la tradizione, sono sempre più rari. Allora chi sono i romani?
I documenti non bastano per testimoniare una cittadinanza che non sia solo, appunto, di carta. Occorre esserci, starci, meravigliarsi ogni giorno e ogni giorno incazzarsi con la città. Capace di amare, odiare e fregarsene ad ogni istante e contemporaneamente. Allora, potresti pensare, detta così Roma è tutto e il suo contrario? No, Roma è.
È nella fusione di edifici, vie, piazze, parchi con gli umani che ogni giorno entrano nel più spettacolare palcoscenico a cielo aperto del mondo. Ezio lo sa e lo racconta a modo suo. Con due obiettivi intercambiabili, due metri circa di statura, due occhi che amano cercare oltre ciò che vede
E trova più “Roma” nel volto di uno straniero ignoto di quanta se ne possa trovare in una celebre statua romana ormai senza volto. Suore, mercanti, guardie, sacerdoti di ogni religione e Paese. I mitici cascherini, garzoni di fornai che portano il pane nelle ceste, che non fischiano più come una volta.
E nella foto si sente. L’operazione artistica diventa qualcosa di più: il tassello di una ricerca infinita che non ha una dimensione temporale. Ma solo spaziale, perché Roma è Roma e lo è solo nelle facce della gente che incontri. Come Ezio.
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