Il quartiere Pigneto è una sorta di triangolo che parte dopo Porta Maggiore fino alla Via dell’Acqua Bullicante, stretto tra Via Prenestina e Via Casilina e costeggiata dalla ferrovia Roma-Pescara. Siamo nella periferia della Roma imperiale e tanti sono i resti dell’antichità che si incontrano.
Come l’Acquedotto Felice del Mandrione o il Torrione Prenestino, il terzo più grande mausoleo di Roma. E come non citare anche l’eccentrica Tomba del Fornaio Eurisace proprio davanti Porta Maggiore.
Il Pigneto è un “quartiere per acclamazione” come avrebbe detto Magritte. Un’area di tendenza con trattorie e ristoranti latino, gelaterie artigianali, locali con musica “live” e club LGBTQ, teatri e locali off. E aree verdi come il Parco delle Energie o il Parco del Laghetto Sandro Pertini (unico lago naturale di Roma) ricavati nell’area degli impianti dell’ex SNIA-Viscosa.
La Via del Pigneto corre zigzagando e occupa gran parte dell’intero quartiere. Con il nome Pigneto che deriva dalla presenza di una lunga fila di pini posti lungo il muraglione della settecentesca Villa Serventi. Il toponimo è attestato già nel XVII secolo. Con riferimento all’area interamente suburbana, con orti, ville e vigne e dal 1870 con i primi agglomerati edilizi.
La zona è vitale sin da tempi remoti con presenze di mastodontici animali in epoca preistorica, passaggi di popoli antichi. In seguito, imperatori romani che costruirono acquedotti e barbari che li sabotarono. E ancora papi, monaci, imprenditori, latifondisti, ferrovieri, partigiani, immigrati; prima italiani, poi stranieri.
La vicinanza con l’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” ha favorito l’insediamento di numerosi studenti fuorisede. Giovani che hanno dato grande impulso alla movida della Capitale.
Parliamo di un quartiere che ha ispirato e continua ad ispirare il cinema italiano. Come non citare Accattone o Roma Città Aperta fino a Fantozzi di Paolo Villaggio con la esilarante scena dell’autobus preso al volo e girata sulla Tangenziale Est.
La presenza di tanti giovani e l’atmosfera vitale e creativa ha favorito l’attività di numerosi “street artists”. Writers e pittori che, con i loro murales, hanno fatto del quartiere un vero “museo a cielo aperto”. Ovunque si incontrano opere che decorano entrate di ristoranti e bar, o che danno vita ad angoli e prospettive prima fatiscenti ed ora, grazie ai soggetti illustrati, pieni di energia e vitalità, rendendo veramente piacevole una passeggiata alla scoperta di “sapori e colori”.
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