Il rione Testaccio ha una storia antica da raccontare a chi lo visita. Una storia che nasce da una montagna di anfore buttate via dopo l’uso, come vedremo, e che è diventata un’identità di orgoglio locale.
Un quartiere vivo, ricco di fermenti: dalle mostre d’arte alla street art e dagli antichi monumenti, addirittura una Piramide, all’architettura razionalista del ’900.
Quindi, da antica discarica a cielo aperto a moderno scrigno d’arte, architettura, cultura e life style internazionale.
Anfore utilizzabili una volta sola per le norme igieniche del tempo e che lì furono depositate fino a formare un monte artificiale, Monte Testaccio.
Il più alto di Roma, del perimetro di un chilometro, e costituita da una stima di circa 50 milioni di anfore accatastate.
Quindi le grotte scavate in questo monte, nel tempo, si sono trasformate da magazzini, naturalmente freschi e ventilati, a localini alla moda tutt’oggi molto frequentati o addirittura in abitazioni.
Per tutta l’era medievale, moderna e gran parte di quella contemporanea, Testaccio è sempre stato associato ad altri rioni di struttura più solida, poiché era rimasto poco popolato. Ai tempi si presentava prevalentemente come un’ampia zona di campi e prati destinati al pascolo pubblico.
Infatti era un luogo di transito per i pellegrini diretti verso la basilica di San Paolo fuori le mura. Testaccio è stato uno degli ultimi quartieri a essere istituiti a Roma, insieme al vicino San Saba e al famoso Prati di Castello. Quartiere che, nel linguaggio comune, ha poi perso il riferimento a Castel Sant’Angelo, rimanendo noto semplicemente come Prati.
Solo nel 1921 il quartiere ha ottenuto una propria dignità come rione, diventando il XX rione di Roma. Non deve quindi sorprendere che la più antica citazione di “Testacio”, riportata in un’iscrizione marmorea all’interno di Santa Maria in Cosmedin (risalente all’VIII secolo), utilizzi il nome proprio per riferirsi ad alcune vigne presenti in quella zona.
Sostenuta tra la fine dell’’800 e il 1975 dalla presenza del Mattatoio in cui si lavorava la carne per tutta la città, oggi questa passione è preservata dal pittoresco mercato comunale.
Un popolato centro di commercio e di incontro che continua a proporre prodotti a chilometri zero e piatti tipici romaneschi. Tra questi trionfano le ricette del cosiddetto “quinto quarto”, le interiora degli animali macellati di cui non si scarta nulla.
Il rione Testaccio è ricco di architetture civili e religiose: l’ex mattatoio è diventato un museo d’arte contemporanea Mattatoio, con annessa una celebre scuola popolare di musica.
La caserma dei Vigili del Fuoco su via Marmorata è un bell’esempio di architettura anni ’30 come la ex Centrale Montemartini, ora adibita a museo d’arte, lo è dell’archeologia industriale.
Piazzale Ostiense ospita la stazione d’epoca dei treni per il mare, Porta San Paolo che ricorda le battaglie della Seconda guerra mondiale e la Piramide Cestia costruita tra il 12 e l’8 a.C.
In tema di antiche vestigia alcuni resti dell’Emporium, il porto fluviale, e dei magazzini annonari Horrea Galbana testimoniano l’antico carattere mercantile della zona. I due cimiteri, quello acattolico e quello del Commonwealth sono ancora oggi molto visitati. La Chiesa di Santa Maria Liberatrice di inizio ‘900, voluta dal sindaco Nathan per la promozione del quartiere, è la parrocchia di riferimento locale.
Testaccio è romanista nel suo Dna. Fondata nel 1927, la squadra giallorossa vi ha disputato gli incontri in casa dal 1929 al 1940. Capace di ospitare ventimila spettatori aveva quattro tribune in legno che diventavano l’incubo delle squadre avversarie.
Ciò accadeva quando i tifosi cominciavano a farne tremare le assi del pavimento, simulando un rombo minaccioso. Per molti anni il mercato immobiliare della zona è rimasto fermo, segno dell’attaccamento dei residenti al proprio quartiere.
Quei cittadini non più solo romani ma anche immigrati dal resto d’Italia e del mondo che però non hanno potuto fare a meno di innamorarsi delle virtù e dei vizi di questo angolo autentico della città.
Costruito fra 1888 e 1891 da Gioacchino Ersoch, oggi è una delle più importanti strutture di archeologia industriale della città di Roma, che ospita eventi, mostre, concerti.
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