Il rione Testaccio, ventesimo di ventidue rioni romani, è diventato tale dopo l’Unità d’Italia; ma la storia del suo territorio è antica. Partendo dal nome che deriva dal latino “testa”, cioè i “cocci” delle anfore per l’olio che arrivavano al porto fluviale di Ripa Grande sul Tevere.
Anfore utilizzabili una volta sola per le norme igieniche del tempo e che lì furono depositate fino a formare un monte artificiale, Monte Testaccio.
Il più alto di Roma, del perimetro di un chilometro, e costituita da una stima di circa 50 milioni di anfore accatastate.
Le grotte scavate in questo monte, nel tempo, si sono trasformate da magazzini, naturalmente freschi e ventilati, a localini alla moda tutt’oggi molto frequentati o addirittura in abitazioni.
Sostenuta tra la fine dell’’800 e il 1975 dalla presenza del Mattatoio in cui si lavorava la carne per tutta la città, oggi questa passione è preservata dal pittoresco mercato comunale.
Un popolato centro di commercio e di incontro che continua a proporre prodotti a chilometri zero e piatti tipici romaneschi. Tra questi trionfano le ricette del cosiddetto “quinto quarto”, le interiora degli animali macellati di cui non si scarta nulla.
Il rione Testaccio è ricco di architetture civili e religiose: l’ex mattatoio è diventato un museo d’arte contemporanea (Macro), con annessa una celebre scuola popolare di musica. La caserma dei Vigili del Fuoco su via Marmorata è un bell’esempio di architettura anni ’30 come la ex Centrale Montemartini, ora adibita a museo d’arte, lo è dell’archeologia industriale. Piazzale Ostiense ospita la stazione d’epoca dei treni per il mare, Porta San Paolo che ricorda le battaglie della Seconda guerra mondiale e la Piramide Cestia costruita tra il 12 e l’8 a.C.
In tema di antiche vestigia alcuni resti dell’Emporium, il porto fluviale, e dei magazzini annonari Horrea Galbana testimoniano l’antico carattere mercantile della zona. I due cimiteri, quello acattolico e quello del Commonwealth sono ancora oggi molto visitati. La Chiesa di Santa Maria Liberatrice di inizio ‘900, voluta dal sindaco Nathan per la promozione del quartiere, è la parrocchia di riferimento locale.
Testaccio è romanista nel suo Dna. Fondata nel 1927, la squadra giallorossa vi ha disputato gli incontri in casa dal 1929 al 1940. Capace di ospitare ventimila spettatori aveva quattro tribune in legno che diventavano l’incubo delle squadre avversarie.
Ciò accadeva quando i tifosi cominciavano a farne tremare le assi del pavimento, simulando un rombo minaccioso. Per molti anni il mercato immobiliare della zona è rimasto fermo, segno dell’attaccamento dei residenti al proprio quartiere.
Quei cittadini non più solo romani ma anche immigrati dal resto d’Italia e del mondo che però non hanno potuto fare a meno di innamorarsi delle virtù e dei vizi di questo angolo autentico della città.
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