Tolfa, a mezz’ora d’auto dalla capitale, è lontana dall’atmosfera della Città Metropolitana di Roma (ex Provincia di Roma) di cui fa parte. Con i suoi circa 5000 abitanti e i 500 metri dall’altezza sul mare è, a sua volta, la “capitale” dei monti della Tolfa che da essa prendono il nome.
In linea d’aria, verso Ovest, il mare è a una dozzina di chilometri; mentre verso Nord la Maremma è ancora più vicina. Siamo in piena Etruria. L’aria salmastra incontra la campagna rude, terra dei mitici butteri che ai tempi di Bufalo Bill batterono in abilità i suoi cowboys. Tolfa ha una storia antica che parte dall’Età della pietra, di cui conserva tracce visibili, come per l’Età del Bronzo. Nella zona si succedettero gli Etruschi, i Romani fino alla proprietà della Santa Sede.
Intorno alle miniere di allume, minerale prezioso per vari usi che diede il nome alla vicina Allumiere, si sviluppano scontri di potere. Tra la fine del Quattrocento e l’invasione di Napoleone, il castello dei Frangipane, tipica rocca medioevale, fu l’ultimo bastione di difesa per il popolo tolfetano. La chiesa della Rocca nelle vicinanze è lo scrigno di Tolfa. Fu costruita per l’esigenza della cittadina di avere una chiesetta in cima “al monte”, che proteggesse il paese dall’alto. Ma girando nella zona si incontrano anche tante altre chiese che testimoniano la passata appartenenza allo Stato Pontificio. Il Palazzaccio, antica sede del Comune, e l’attuale Palazzo Comunale completano la serie degli edifici storici. Il fascino della storia resta però soprattutto nelle necropoli circostanti con le loro splendide tombe etrusche.
Dopo una panoramica sulle cose principali da vedere, approfondiamo la visita al centro storico.
Camminando senza fretta tra vicoletti e piazzette con panorami mozzafiato, dobbiamo sapere che la storia di questo paese è ancora avvolta dal mistero.
Da una parte lo sviluppo urbanistico ci consente di seguire con chiarezza le fasi storiche ed economiche che si sono succedute. Dall’altra però sono scarse le notizie su chi ordinò la costruzione dei palazzi più belli e anche quando.
Si tratta degli edifici medioevali più importanti, ossia il Castello, il Palazzo Baronale e la Chiesa di Sant’Egidio. Il poeta Annibal Caro ci ha lasciato una descrizione di Tolfa nel periodo rinascimentale per niente lusinghiera.
Avendo abitato, come sembra, nel Palazzo Baronale. E citiamo anche Agostino Chigi, banchiere e imprenditore, detto “Il Magnifico” fece costruire la chiesa della Sughera. Di questo Chigi sappiamo che fu l’appaltatore delle cave di allume dal 1501 al 1520. Non sappiamo però dove abitasse nei suoi soggiorni a Tolfa.
Chiudendo gli occhi, si potrebbe individuare in quale zona d’Italia ci si trovi anche solo sentendo il dialetto parlato, fortemente ispirato da quelli circostanti. Dal centro Italia prende tutti i plurali dei sostantivi maschili che terminano con la “-e” (le carabbignere con le baffe). I verbi sono pronunciati alla romana, con le desinenze in –are e –ire che finiscono troncate con l’ultima lettera accentata (guardà, finì…). Aprendo invece la bocca, si possono degustare un’eccellente zuppa “all’acquacotta” di verdure maremmane e un superbo baccalà “in agro e dolce”.
La produzione artigianale ha nella borsa “catana” la sua massima espressione. Nata nel 1575, da tale “Mastro Stefano”, negli anni ‘70 sbarca addirittura negli USA. Negli anni ‘80 la “borsa di Tolfa” è diffusissima tra gli studenti italiani. Dal 2005 il primo weekend di agosto con “TolfArte” si svolge il festival dell’arte di strada e dell’artigianato che vede confluire partecipanti e pubblico da tutta l’Italia.
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