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Vigna Mangani, un borgo rurale al centro di Roma

Vigna Mangani un borgo rurale dal sapore antico si trova quasi al centro di Roma, vicino al noto quartiere popolare di Pietralata, tra la tangenziale Est e l’Aniene. Nell’affollata e caotica area che si è sviluppata nell’immediato dopoguerra alla fine di una tortuosa salitella troviamo un angolo tipico dell’aperta campagna.

Un posto timido e appartato, che difende con grazia la sua quiete. Tante piccole casette con minuscoli cortili o giardinetti pieni di fiori o di ortaggi, sparpagliate tra viuzze e viottoli.

La zona è nata in maniera spontanea, con un’architettura essenziale per le case basse ad uno o due piani degli insediamenti di questo tipo. Il nome, fino a quando il borghetto non fu inserito nella toponomastica ufficiale, non fu unanimemente adottato come quello di Vigna Mangani.
 
Molto spesso, infatti, questo agglomerato di case fu chiamato come Borghetto di Pietralata o Borgata di Pietralata, per la sua vicinanza,appunto, con Via di Pietralata.

Una antica trattoria, vigne e greggi

Le prime notizie dell’area fanno di Villa Mangani un borgo rurale risalendo a fine Ottocento dove la famiglia Mangani aveva una vigna lungo la via Nomentana. Nei terreni della vecchia Tenuta di Pietralata dove la marana che portava le acque dalla fonte dell’Acqua Bullicante sfociava nell’Aniene.  Agli inizi del Novecento sulla via Nomentana, vicino la vigna, aprirono la Trattoria Mangani che rimase attiva fino agli anni Venti.

Nel primo dopoguerra, intorno alla trattoria, si sviluppa spontaneamente un primo agglomerato di baracche, abitate da persone che non potendosi permettere l’acquisto di una casa la costruivano con materiali di fortuna. Operai e braccianti venuti da fuori per trovare un lavoro, ma anche romani che avevano perduto la casa a causa degli sventramenti che negli anni Venti e Trenta sconvolsero il centro di Roma.

Pian piano si forma un quartiere con gli abitanti che si conoscono tutti, tra osterie e forni, vigne e greggi. E la ferrovia che scorre lì vicino e il tempo che sembra ignorare lo sviluppo confuso che Roma vive.

Vigna Mangani: una Roma insospettabile

L’accesso alla borghetto era alla fine di via della Batteria Nomentana, ma la costruzione della ferrovia Roma-Firenze preclude questo accesso. Attraversare i binari diventa pericoloso (soprattutto per i bambini che andavano a scuola) e provoca vari incidenti mortali, le Ferrovie realizzano così un passaggio a livello.

Per farlo aprire si prendeva un sampietrino e si batteva 5 o 6 volte su un palo di ferro della linea elettrica. Il casellante capiva, ti vedeva e, se non arrivavano treni, alzava le sbarre.  Il passaggio a livello di Vigna Mangani rimase in funzione fino agli anni Sessanta, fin quando fu realizzala la Tangenziale Est e relativo passaggio sopraelevato.

De Sica racconta la storia di uno degli abitanti del borghetto nel suo ultimo film neorealista “Il tetto” del 1956 . Senza voler raccontare la trama e il finale, la vicenda del film è verosimile per descrivere la zona. Due giovani sposi non trovano casa e il protagonista decide di costruirne una da sé. Una baracca abusiva ai margini di una borgata. La legge di allora prevedeva che un edificio abitato, anche se realizzato senza alcun permesso, non potesse essere abbattuto se provvisto di tetto.

Nella stessa zona la costruzione di baracche abusive è la prassi per molti poveracci. Unico problema è che la costruzione dev’essere terminata in una sola notte, per evitare i controlli delle forze dell’ordine, molto frequenti di giorno. Fin qui la trama del film, certamente un episodio di fantasia ma molto ben inquadrato nel contesto.

Nel Borghetto di Vigna Mangani c’era la chiesa di Santa Maria delle Grazie, una “cenerentola” di grezzi mattoni che contrastava con le splendide chiese barocche romane. Una costruzione molto umile che comunica semplicità e raccoglimento.

Ora la chiesa non c’è più: è stata dapprima sconsacrata, poi è andata a fuoco nel 2012, trasformata in una sorta di atelier di design ed ora è un edificio distrutto.

Da ricordare poi la trattoria Il Gallo Rosso, al secolo Osteria del Pesce Vivo, in cui all’epoca veniva servito pesce “a chilometri zero” pescato nel vicino Aniene!

Insomma, una passeggiata in una Roma insospettabile, antica e rurale, che mantiene frammenti di storia e di vicende dolorose ma sempre ricche di umanità ed energia.

Con il Blog di Roma e del Lazio, Around Rome vi guida alla scoperta dei territori per il piacere di soddisfare curiosità e mettere la cultura al servizio di persone e imprese.

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A cura de il NETWORK | testo e foto Ezio Bocci   |   Andrea Franchini
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