Villa Mangani un borgo rurale dal sapore antico si trova quasi al centro di Roma, vicino al noto quartiere popolare di Pietralata, tra la tangenziale Est e l’Aniene. Nell’affollata e caotica area che si è sviluppata nell’immediato dopoguerra alla fine di una tortuosa salitella troviamo un angolo tipico dell’aperta campagna.
Un posto timido e appartato, che difende con grazia la sua quiete. Tante piccole casette con minuscoli cortili o giardinetti pieni di fiori o di ortaggi, sparpagliate tra viuzze e viottoli.
Le prime notizie dell’area fanno di Villa Mangani un borgo rurale risalendo a fine Ottocento dove la famiglia Mangani aveva una vigna lungo la via Nomentana. Nei terreni della vecchia Tenuta di Pietralata dove la marana che portava le acque dalla fonte dell’Acqua Bullicante sfociava nell’Aniene. Agli inizi del Novecento sulla via Nomentana, vicino la vigna, aprirono la Trattoria Mangani che rimase attiva fino agli anni Venti.
Nel primo dopoguerra, intorno alla trattoria, si sviluppa spontaneamente un primo agglomerato di baracche, abitate da persone che non potendosi permettere l’acquisto di una casa. La costruivano con materiali di fortuna. Operai e braccianti venuti da fuori per trovare un lavoro, ma anche romani che avevano perduto la casa. A causa degli sventramenti che negli anni Venti e Trenta sconvolsero il centro di Roma.
Pian piano si forma un quartiere con gli abitanti che si conoscono tutti, tra osterie e forni, vigne e greggi. E la ferrovia che scorre li vicino e il tempo che sembra ignorare lo sviluppo confuso che Roma vive.
L’accesso alla borghetto era alla fine di via della Batteria Nomentana, ma la costruzione della ferrovia Roma-Firenze preclude questo accesso. Attraversare i binari diventa pericoloso (soprattutto per i bambini che andavano a scuola) e provoca vari incidenti mortali, le Ferrovie realizzano così un passaggio a livello. Per farlo aprire si prendeva un sampietrino e si batteva 5 o 6 volte su un palo di ferro della linea elettrica. Il casellante capiva, ti vedeva e, se non arrivavano treni, alzava le sbarre. Il passaggio a livello di Vigna Mangani rimase in funzione fino agli anni Sessanta, fin quando fu realizzala la Tangenziale Est e relativo passaggio sopraelevato.
De Sica racconta la storia di uno degli abitanti del borghetto nel film “Il tetto” del 1956.
Nel Borghetto di Vigna Mangani c’è la chiesa di Santa Maria delle Grazie, una “cenerentola” di grezzi mattoni che contrasta con le splendide chiese barocche romane. Una costruzione molto umile che comunica semplicità e raccoglimento.
Da ricordare poi la trattoria Il Gallo Rosso, al secolo Osteria del Pesce Vivo, in cui all’epoca veniva servito pesce “a chilometri zero” pescato nel vicino Aniene!
Insomma, una passeggiata in una Roma insospettabile, antica e rurale, che mantiene frammenti di storia e di storie dolorose e variegate ma sempre ricche di umanità ed energia.
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