Dopo la morte di Nerone avvenuta nel 68 d.C. i successori emanarono la damnatio memoriae cancellando ogni traccia del suo regno. E in special modo della sua fastosa residenza, la Domus Aurea.
Tutto fu saccheggiato e distrutto, saloni rilucenti d’oro, pietre preziose, statue e marmi policromi, stupendi affreschi. Tutto fu interrato fino alle volte dei soffitti e usato come fondamenta per edificare le Terme di Traiano e di Tito. Il sottostante lago che occupava la valle alla base della Domus Aurea fu prosciugato e lì fu edificato il Colosseo.
La “cancellazione della memoria” di Nerone aveva avuto effetto e della sua residenza sfarzosa. Con i preziosi affreschi, si persero le tracce fino alla fortunata riscoperta avvenuta quasi 15 secoli dopo. Nel 1480 un giovane che camminava tra i ruderi di Colle Oppio cadde in una grossa buca nel terreno. E rotolando si ritrovò in un ampio spazio con alle pareti numerose decorazioni e figure dipinte.
La notizia si diffuse immediatamente in una Roma rinascimentale brulicante di artisti, tutti innamorati di arte antica. Raffaello, Ghirlandaio, Pinturicchio, Giovanni da Udine, Filippino Lippi, Giulio Romano e tanti altri si calarono in quelle che sembravano grotte misteriose. Ed iniziarono a copiare le fantasiose decorazioni e figure inquietanti che coprivano le volte. Molti artisti usarono ispirarsi a quei fantastici motivi che divennero famosissimi durante tutto il Cinquecento. Tanto da divenire uno stile con il nome appunto di “grottesche”.
Purtroppo la riscoperta portò ad un danno irrimediabile delle pitture che a contatto con l’aria dei varchi aperti sbiadirono e svanirono. Nei secoli a venire si perse interesse per quel nuovo stile fino alla fine del Settecento. Con la scoperta dei resti di Pompei con i suoi affreschi che presentavano sempre quelle esili figure fantastiche si iniziò a scavare di nuovo la Domus Aurea. Ma non tutti apprezzarono lo stile definito troppo piatto, senza prospettiva e a volte licenzioso. Con quelle figurine mostruose e ridicole dipinte su fondi monocromi mancanti di profondità.
Nel tempo l’aggettivo “grottesco” assunse il significato di ridicolo, insolito, caricaturale, mostruoso.
La Villa Mondragone presenta al suo interno una meravigliosa sala denominata Sala Rossa. Con preziose decorazioni appunto a “grottesche” di cui però non si conosce l’autore. Esaminando i decori si entra in un mondo di mostriciattoli fantastici. Che ci osservano, ci minacciano, ci guardano con i loro sguardi di sfida portandoci in un mondo profano che si perde nella notte dei tempi. Villa Mondragone e l’aggettivo “grottesco”: una provocazione al nostro tempo moderno e razionale che non riusciamo comunque a gestire con saggezza.
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